Ufficio Policy Focsiv – Il prossimo anno a Siviglia si terrà la Conferenza delle Nazioni Unite sulla finanza per lo sviluppo: Financing for Development. Nella comunità internazionale ci si sta preparando perché l’appuntamento è di grande rilevanza e occorre negoziare la trasformazione del sistema finanziario globale, mettendo al centro i diritti umani delle popolazioni più vulnerabili e impoverite. La Conferenza tratterà di argomenti essenziali come la governance e l’architettura finanziaria, la tassazione, l’aiuto pubblico allo sviluppo e la questione del debito, la finanza per clima e il commercio. Le disuguaglianze tra paesi ricchi, emergenti e paesi impoveriti, tra grandi multinazionali e fondi finanziari rispetto alle economie e banche locali, tra élite transnazionali e popoli indigeni, marcano le tante asimmetrie di potere che devono essere sanate.
Il documento redatto dal Civil Society Financing for Development Group, “An Introductory Guide to Financing for Development”, introduce per l’appunto il processo di Financing for Development (FfD) delle Nazioni Unite e il ruolo fondamentale che la società civile può svolgere nel trasformare il sistema economico globale. È rivolto ad attivisti e movimenti impegnati in vari ambiti, come la giustizia climatica, i diritti umani e l’uguaglianza di genere, offrendo strumenti e conoscenze per influenzare le politiche globali.
L’obiettivo principale dell’FfD è rendere il sistema economico globale più equo e sostenibile, affrontando crisi e disuguaglianze. Attualmente, molte regole economiche favoriscono i paesi più ricchi e le grandi multinazionali, creando disuguaglianze tra il Nord e il Sud globale. Il documento mette in evidenza quanto queste disuguaglianze si siano aggravate durante la pandemia di COVID-19: i paesi più poveri si sono trovati a corto di risorse per affrontare la crisi, mentre i più ricchi accumulavano vaccini e capitali (vedi La società civile insieme per affrontare la pandemia globale del Covid-19).
Forte è anche la disparità di genere, infatti le donne in particolare sono state colpite duramente dalla pandemia, perché molte di loro lavorano in settori precari e non tutelati, e hanno spesso perso il lavoro; inoltre sono aumentate anche le violenze domestiche.
Tornando alle disparità tra Paesi, come detto la pandemia ha mostrato che le risposte nazionali non bastano per affrontare una crisi sanitaria globale, specialmente nei paesi in via di sviluppo, bloccati da debiti insostenibili. Nel 2020, molti di questi paesi hanno speso più per il debito che per sanità e istruzione, e si prevede che le misure di austerità colpiranno miliardi di persone.
Nonostante gli appelli alla solidarietà, le politiche globali restano insufficienti: i movimenti sociali si oppongono a riforme inique e spingono per una trasformazione di quelle politiche commerciali che favoriscono le disuguaglianze (vedi Il debito del Sud e le istituzioni finanziarie internazionali),trasformazioni che invece continuano ad essere osteggiate dalle grandi potenze e dalle multinazionali, che continuano con lo sfruttamento di manodopera a basso costo, l’estrazione di risorse naturali e a trovare scappatoie per estrarre ulteriormente ricchezza ed evitare le tasse.
E’ proprio ad un cambiamento sistemico che mira il Financing for Development: non vuole solo raccogliere fondi per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG), ma creare spazio politico e fiscale per permettere ai paesi in via di sviluppo di finanziare il proprio sviluppo in modo sostenibile. Nato dunque dal malcontento per le carenze dell’architettura finanziaria internazionale, il FfD ha preso avvio con la Conferenza di Monterrey nel 2002 (essa è stata poi seguita dagli incontri tenutisi a Doha nel 2008 e Addis Abeba nel 2015; vedi Il summit di addis abeba: ancora lontano un forte impegno sul finanziamento per lo sviluppo) per dare voce alla comunità internazionale, e dunque anche a società civile e settore privato, su temi economici globali, aspetti spesso dominati invece da FMI, Banca Mondiale e OCSE, dove i paesi ricchi hanno maggiore influenza.
Riportiamo di seguito, dunque, i temi principali e le azioni richieste.
- Debito e sostenibilità: l’indebitamento dei paesi in via di sviluppo, aggravato dalla pandemia, deriva da un sistema finanziario globale strutturato per favorire pratiche neocoloniali. Proposte chiave includono un meccanismo trasparente e multilaterale per la ristrutturazione del debito sotto l’egida dell’ONU, con la cancellazione dei debiti insostenibili e l’adozione di principi di prestito responsabile.
- Fisco e risorse domestiche: i sistemi fiscali internazionali permettono evasione e trasferimenti illeciti di fondi, sottraendo risorse essenziali ai Paesi in via di sviluppo. Si propone dunque l’istituzione di una Commissione Fiscale Intergovernativa dell’ONU per affrontare le fughe di capitali e promuovere l’equità fiscale.
- Tecnologia e divario digitale: la pandemia ha ampliato il divario tra paesi anche dal punto di vista digitale, aumentando la dipendenza dai colossi tecnologici. Si richiede una valutazione globale dei rischi tecnologici, promuovendo un accesso equo al digitale e regolamentazioni che privilegino il bene comune rispetto ai profitti.
- Commercio globale: le attuali regole commerciali globali limitano la capacità dei paesi di svilupparsi autonomamente. Il documento chiede la sospensione degli accordi vincolanti al libero commercio che ostacolano le politiche di sviluppo locale e l’introduzione di norme per garantire il rispetto dei diritti umani da parte delle multinazionali.
- Regolamentazione del settore finanziario: la deregolamentazione dei mercati finanziari ha amplificato instabilità e vulnerabilità nei Paesi in via di sviluppo. Le proposte includono una regolamentazione più rigida delle agenzie di rating e del trading speculativo.
- Ruolo del finanziamento privato: l’approccio basato sul finanziamento privato presenta rischi per la sostenibilità dello sviluppo, in quanto spesso si privilegiano i profitti rispetto al benessere delle persone. Si richiede una revisione dell’impatto delle partnership pubblico-private e una riaffermazione del ruolo centrale delle politiche pubbliche.
- Cooperazione Internazionale allo Sviluppo: l’Assistenza Ufficiale allo Sviluppo (ODA) rimane cruciale, ma i donatori non hanno rispettato gli impegni finanziari. È necessario un rinnovato sforzo per superare lo 0,7% del RNL in aiuti e garantire che questi siano utilizzati in modo mirato e senza condizioni penalizzanti.
Per concludere, si ripete come il sistema economico globale attuale non solo perpetui le disuguaglianze, ma ostacoli i progressi verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG). Il processo FfD rappresenta dunque uno spazio democratico unico per affrontare queste sfide, coinvolgendo paesi sviluppati e in via di sviluppo e dando un ruolo centrale alla società civile.
È un’opportunità per ridefinire le priorità globali, ponendo al centro i diritti umani, l’equità e la sostenibilità ambientale.