(prima parte)
Ufficio Policy Focsiv – L’appello dei paesi del Sud per fermare il debito neocoloniale e riformare l’architettura finanziaria è un tema cruciale nel dibattito globale odierno, soprattutto in vista del Giubileo 2025 (Piano in 10 punti per porre fine alla crisi del debito in Africa – Focsiv e La cancellazione del debito africano è la chiave per il rinnovamento economico – Focsiv). Questa richiesta mette in evidenza le disuguaglianze strutturali che perpetuano il ciclo del debito e limitano lo sviluppo sostenibile in molti paesi del Sud globale. La lotta contro il debito neocoloniale è fondamentale non solo per la giustizia economica, ma anche per il progresso sociale e politico nei paesi del Sud del mondo.
In questo contesto, ricordiamo che il 20 e 21 settembre 2023, Bogotá ha ospitato una riunione internazionale di grande rilevanza, i cui risultati continuano ad essere validi e a riverberare nel dibattito internazionale. L’evento ha riunito oltre 70 esperti e attivisti di organizzazioni della società civile e movimenti sociali, al fine di affrontare l’acuta crisi del debito che affligge i paesi del Sud globale. L’incontro ha reso possibile il confronto sulle sfide legate al debito e sull’architettura finanziaria, con l’obiettivo di delineare soluzioni concrete e rispondenti alle reali esigenze delle comunità coinvolte. Guidato dal coordinamento Sud-Sud, l’incontro ha rappresentato non solo un’opportunità di confronto, ma anche un autentico laboratorio di idee, in cui le voci provenienti dal Sud globale hanno potuto farsi ascoltare e influenzare il dibattito sulle riforme necessarie per un futuro più giusto e sostenibile. Qui la dichiarazione finale Bogotà declaration
Il dibattito si è concentrato sulle sfide crescenti che i paesi del Sud globale devono affrontare a causa di un sistema economico e finanziario che beneficia principalmente le economie avanzate, lasciando i paesi più vulnerabili in una spirale di debito, crisi climatica ed estrattivismo. Questo circolo vizioso li costringe a una crescente dipendenza dalle materie prime, alimenta i danni ambientali e rafforza le strutture di potere diseguali tra Nord e Sud.
Durante l’incontro, i partecipanti hanno presentato una serie di misure fondamentali, tra cui la creazione di un meccanismo automatico per la cancellazione del debito in situazioni di crisi, l’introduzione di una nuova metodologia per la valutazione della sostenibilità del debito e diun registro pubblico globale dei contratti di debito, per garantire maggiore trasparenza e responsabilità.
Un altro punto chiave è l’applicazione del principio delle responsabilità comuni ma differenziate, che impone al Nord globale di assumersi la responsabilità del proprio debito storico in materia di clima ed ecologia nei confronti del Sud globale. Inoltre, è stata proposta l’istituzione di una legislazione che assicuri una governance e una gestione democratica e trasparente del debito sovrano, insieme a una maggiore disponibilità e accesso a sovvenzioni e finanziamenti agevolati (e quindi all’aiuto pubblico allo sviluppo). Infine, è emersa una forte richiesta di democratizzare la governance economica globale, attribuendo un ruolo centrale all’ONU e garantendo una maggiore partecipazione dei paesi del Sud nei processi decisionali internazionali.
A quasi un anno dalla riunione di Bogotá, il grido d’allerta sulle difficoltà finanziarie che molti paesi del Sud globale stanno affrontando continua a risuonare. Il recente rapporto delle Nazioni Unite, “Un mondo di debito: un fardello crescente per la prosperità globale“, lancia l’allarme sull’escalation del debito: nel 2023, i pagamenti netti di interessi sul debito pubblico dei paesi in via di sviluppo hanno raggiunto 847 miliardi di dollari, con un aumento del 26% rispetto al 2021. I tassi di interesse sui prestiti applicati ai paesi in via di sviluppo sono da due a quattro volte più alti rispetto agli Stati Uniti e da sei a dodici volte superiori a quelli della Germania. Questo pesante onere finanziario costringe 54 paesi in via di sviluppo a destinare oltre il 10% delle entrate governative al pagamento degli interessi sul debito. Di conseguenza, molte delle risorse necessarie per settori vitali come l’istruzione e la sanità vengono sacrificate, con impatti devastanti su oltre 3,3 miliardi di persone.
La prospettiva del Sud
Nella riunione internazionale di Bogotá i paesi del Sud globale hanno evidenziato l’importanza di adottare un approccio femminista e decoloniale per comprendere le cause intersezionali degli squilibri di potere. Questo approccio nasce per colmare le lacune del femminismo occidentale, spesso focalizzato sulle esperienze delle donne bianche e di classe media dei paesi occidentali, trascurando le specificità e le lotte delle donne di colore, indigene e di altri gruppi marginalizzati.
L’intersezionalità è un concetto centrale nel femminismo decoloniale. L’analisi storica fornita dal femminismo decoloniale, attraverso il contributo di studi post-coloniali e del black feminism, riconosce che le strutture di oppressione di oggi sono il prodotto di storie di colonialismo, sfruttamento e razzismo che continuano a influenzare il presente. Questo approccio si fonda sull’idea che per affrontare in maniera efficace le ingiustizie globali, è necessario analizzare le sovrapposizioni delle varie forme di oppressione. Ad esempio, in molti paesi del Sud globale, le donne non solo affrontano discriminazioni di genere, ma sono spesso costrette a svolgere lavoro non retribuito e a confrontarsi con servizi sociali inadeguati, mentre affrontano la perdita dei mezzi di sussistenza e la dislocazione delle loro case.
Il circolo vizioso di debito, crisi climatica ed estrattivismo
La crisi del debito non è una questione isolata, ma un problema sistemico che riflette e amplifica le disuguaglianze globali. L’architettura finanziaria internazionale non garantisce un adeguato finanziamento dello sviluppo né un’equa risoluzione del debito del Sud globale. Di conseguenza, stiamo assistendo a un crescente numero di paesi che dichiarano fallimento, mentre l’accumulo di debito insostenibile diventa un’epidemia che minaccia la stabilità economica di intere regioni.
Il rapido aumento dei costi per il servizio del debito costringe i governi a tagliare spese essenziali come salute, istruzione, protezione sociale e altri bisogni fondamentali. Questi tagli colpiscono maggiormente le popolazioni vulnerabili, con effetti devastanti sulla qualità della vita e un incremento della povertà. Inoltre, la limitata spesa per istruzione e formazione compromette le prospettive future di crescita economica e sociale, mentre l’insufficienza dei servizi sanitari aumenta la vulnerabilità a crisi sanitarie.
Per ripagare i debiti, i governi del Sud globale devono perseguire politiche economiche estrattive che hanno un impatto devastante sull’ambiente. Questo, a sua volta, provoca disastri ambientali che aumentano ulteriormente il debito e riducono la capacità di risposta. La mancanza di risorse per una transizione equa rende impossibile una ripresa efficace e, di conseguenza, perpetua il ciclo vizioso. I paesi del Sud globale si trovano così intrappolati in un circolo vizioso di debito, crisi climatica ed estrattivismo, che li costringe a una dipendenza sempre maggiore dalle materie prime, amplifica i danni ambientali e rafforza le strutture di potere diseguali tra Nord e Sud.