Giustizia economica contro il debito neocoloniale – Parte II

Ufficio Policy Focsiv – Proseguiamo l’analisi della prospettiva del Sud sulla questione del debito e dell’architettura finanziaria iniziata con la news Giustizia economica contro il debito neocoloniale – Parte I

I vincoli storici e contemporanei

Il circolo vizioso tra debito, clima ed estrattivismo è il risultato di una combinazione di vincoli storici e contemporanei che si intrecciano in modi complessi.

In primo luogo, le eredità coloniali e l’ordine neocoloniale sono alla base dei problemi del debito. Le soluzioni avanzate per affrontare la crisi del debito con maggiori finanziamenti non sono altro che una strategia neocoloniale per mantenere il controllo nel Sud globale, mentre la soft diplomacy, sebbene meno visibile, esercita una forte influenza politica ed economica. L’assistenza ufficiale allo sviluppo, pur apparendo come un aiuto benevolo, non produce cambiamenti strutturali significativi e mantiene i paesi in una situazione di dipendenza. Gli investimenti diretti esteri, sebbene stimolino lo sviluppo, spesso favoriscono le multinazionali e i loro paesi d’origine piuttosto che apportare benefici reali alle economie locali. 

In secondo luogo, l’approccio neoliberale favorisce la crescita del Nord globale a spese della natura e del benessere delle popolazioni del Sud globale. I programmi di consolidamento fiscale e di austerità hanno ridotto drasticamente i fondi per servizi pubblici. Queste misure non solo penalizzano i più poveri, ma ostacolano anche la crescita economica, impedendo ai Paesi del Sud globale di uscire dalla povertà e migliorare le condizioni di vita. 

Inoltre, le politiche di indebitamento globale lanciate dal FMI e dal G20 si sono rivelate inefficaci, costringendo molti paesi del Sud globale a fronteggiare il pesante onere del debito multilaterale, bilaterale e del settore privato.

Infine, l’estrattivismo ha un impatto devastante sui paesi del Sud globale, riguardo vari aspetti cruciali. A livello ambientale, questa pratica porta a deforestazione, inquinamento e perdita di biodiversità, danneggiando gravemente gli ecosistemi e accelerando la crisi climatica. In termini economici, sebbene possa generare profitti nel breve termine, l’estrattivismo alimenta una pericolosa dipendenza dalle materie prime e limita la diversificazione economica, esponendo i paesi a fluttuazioni del mercato globale e all’esaurimento delle risorse. A livello sociale, le comunità locali subiscono sfruttamento lavorativo, condizioni di lavoro precarie, conflitti per il controllo delle risorse e perdite di mezzi di sussistenza, senza beneficiare equamente dei profitti derivanti dall’estrazione, il che porta a spostamenti forzati e crisi umanitarie.

Le Nazioni Unite allertano sull’escalation del debito

Il rapporto delle Nazioni Unite, “Un mondo di debito: un fardello crescente per la prosperità globale“, pubblicato il 4 giugno 2024, descrive una crisi del debito senza precedenti. Nel 2023, il debito pubblico globale ha raggiunto un record di 97 trilioni di dollaridi cui 29 trilioni sono stati contratti dai paesi in via di sviluppo. Anche se questo importo rappresenta meno di un terzo del totale, dal 2010 il debito pubblico dei paesi in via di sviluppo è cresciuto a una velocità doppia rispetto a quello delle economie sviluppate.

La crescita accelerata del debito è ulteriormente aggravata dall’aumento dei tassi di interesse. Nel 2023, i paesi in via di sviluppo hanno speso 847 miliardi di dollari solo per pagare gli interessi sul debito, con un aumento del 26% rispetto al 2021. I tassi di interesse sui loro prestiti sono da due a quattro volte superiori a quelli degli Stati Uniti e da sei a dodici volte superiori a quelli della Germania.

Il peso finanziario costringe 54 paesi in via di sviluppo a destinare oltre il 10% delle loro entrate governative esclusivamente al pagamento degli interessi sul debito. Inoltre, 48 paesi in via di sviluppo spendono più per gli interessi sul debito che per l’istruzione o la sanità. Questa situazione ha un impatto diretto su circa 3,3 miliardi di persone che vivono in nazioni dove la spesa per il servizio del debito supera quella per i servizi essenziali.  Per queste popolazioni, ciò significa un accesso limitato o addirittura nullo ai servizi essenziali come istruzione e sanità, settori fondamentali per migliorare le condizioni di vita e favorire lo sviluppo sociale.

Le richieste avanzate

Di fronte a queste sfide, le organizzazioni della società civile e le reti che da tempo lavorano sul debito in tutto il mondo hanno delineato una serie di misure mirate a contrastare la crisi del debito nei paesi del Sud globale.

  1. La cancellazione incondizionata di tutti i debiti insostenibili e illegittimi da parte di tutti i creditori, per tutti i paesi del Sud del mondo.
  2. l’applicazione del principio delle responsabilità comuni ma differenziate, rendendo il Nord globale responsabile del proprio debito storico in materia di clima ed ecologia nei confronti del Sud globale;
  3. Una riforma dell’architettura del debito globale. Questo implica la creazione di un meccanismo di cancellazione automatica del debito in caso di crisi gravi, come shock politici, climatici, ambientali, economici e di sicurezza; migliorare i contratti di debito per garantire la conformità ai principi di prestito responsabile, includendo clausole di contingenza per eventi straordinari come crisi climatiche o pandemiche; norme vincolanti per tutti i creditori, l’eliminazione delle misure di austerità e un sistema equo e trasparente per la risoluzione delle crisi del debito.
  4. Una nuova Metodologia per la Valutazione della Sostenibilità del Debito. Il nuovo approccio dovrebbe essere gestito in un quadro multilaterale indipendente e includere i seguenti criteri: favorire la sostenibilità della vita rispetto alla sostenibilità del debito, integrare analisi d’impatto sul genere e sui diritti umani nelle ristrutturazioni del debito, esaminare un panorama completo del debito e promuovere proiezioni più realistiche con informazioni accessibili al pubblico.
  5. L’istituzione di un registro pubblico globale del debito che includa tutti i contratti e i finanziatori, comprese le obbligazioni per garantire maggiore trasparenza, responsabilità e accesso a informazioni di qualità sul debito.
  6. L’istituzione di una legislazione, sia nei paesi mutuatari che in quelli prestatori, che garantisca una governance e una gestione democratica e trasparente del debito sovrano e una risoluzione equa del debito.
  7. Un maggiore accesso a sovvenzioni, finanziamenti agevolati e aggiuntivi per soddisfare le esigenze immediate e a lungo termine del Sud Globale per soddisfare l’Agenda 2030 e l’Agenda per il clima.  Questa misura include: la cancellazione del debito per finanziare l’adattamento climatico e la transizione energetica, nuove assegnazioni di diritti speciali di prelievo per sostenere l’Agenda 2030 e quella sul clima, senza creare nuovo debito, e il rispetto degli impegni di finanziamento da parte dei governi del Nord globale (tra cui lo 0,7% del reddito nazionale lordo per l’aiuto pubblico allo sviluppo). Inoltre, i fondi per le perdite e i danni devono essere equi, senza debito e condizionalità, gestiti da un’entità indipendente sotto una governance democratica, e non dalle Istituzioni Finanziarie Internazionali.
  8. Smettere di promuovere e spingere per soluzioni alla crisi climatica che creano debito, e che sono false soluzioni, in particolare gli approcci basati sul mercato e scambi del debito che danno priorità agli interessi privati.
  9. Smettere di promuovere la leva finanziaria privata con risorse pubbliche, che crea rischi fiscali e aumenta il debito.
  10. Smettere di sostenere gli alti livelli di debito dei paesi sviluppati con alti costi di interesse trasferiti al Sud.
  11. Contestare le metodologie, il ruolo e l’esistenza delle agenzie di rating private, promuovendo invece un’iniziativa multilaterale.
  12. Democratizzare la governance economica globale, attribuendo un ruolo centrale all’ONU e garantendo una maggiore partecipazione formale dei paesi del Sud nei processi decisionali internazionali, al fine di riequilibrare il loro potere nei negoziati sul debito.
  13. Promuovere la mobilitazione delle risorse interne nel quadro di sistemi fiscali progressivi e combattere i flussi finanziari illeciti, per ridurre il debito crescente e raggiungere la sostenibilità fiscale.

FONTI

Scarica qui il documento in versione integrale. BOGOTA_DECLARATION_07.10.pdf (nationbuilder.com)

Serena Pandolfi. “Femminismo decoloniale: razza e genere in America latina”, Lo spiegone, 19 giugno 2020. https://lospiegone.com/2020/06/19/femminismo-decoloniale-razza-e-genere-in-america-latina/. 

Il rapporto delle Nazioni Unite, “Un mondo di debito: un fardello crescente per la prosperità globale“, pubblicato il 4 giugno 2024. https://unctad.org/publication/world-of-debt