Ufficio Policy Focsiv - Negli ultimi anni è cresciuto il dibattito su come rendere più efficaci ed efficienti gli aiuti pubblici allo sviluppo, su come rispondere adeguatamente ai bisogni e ai diritti delle popolazioni locali. E’ necessario aumentare i finanziamenti per la cooperazione internazionale (Campagna 070) e contemporaneamente cercare di garantirne la qualità, il suo impatto positivo per le comunità locali. Per questo è necessaria la cosiddetta localizzazione degli aiuti, e cioè dovrebbero essere innanzitutto le organizzazioni locali, quelle che lavorano quotidianamente con le persone e le comunità marginali e vulnerabili, a decidere e a gestire gli aiuti (Localizzare l’aiuto pubblico allo sviluppo – Focsiv). Sono le più vicine, quelle che conoscono meglio i metodi utili, i limiti e le opportunità del contesto. Sono loro le protagoniste dello sviluppo locale.
D’altra parte è necessario non essere ingenui e dogmatici, e fare attenzione ai possibili fenomeni di corruzione e malversazione, alla crescita di mafie locali nella gestione degli aiuti e di comportamenti opportunistici e speculativi. La trasparenza e l’applicazione di metodi per rendere conto di quello che si fa (accountability) sono requisiti indispensabili a prescindere da chi gestisce gli aiuti. I pericoli di malversazioni non dovrebbero comunque essere una scusa per non procedere nella localizzazione responsabile, nel decentrare il potere al livello locale.
In questo quadro, recentemente, Caritas Europa ha pubblicato il rapporto "Unfulfilled Promises", che introduce un innovativo indice per classificare 20 tra i principali donatori governativi, agenzie ONU e ONG internazionali, in base alla qualità del loro impegno a localizzare ovvero decentralizzare il sistema degli aiuti umanitari. Il rapporto non solo identifica i benefici della localizzazione degli aiuti, ma include anche due casi studio condotti in Libano e in Colombia, offrendo una comprensione più profonda delle prospettive delle organizzazioni locali e dei veri bisogni delle comunità.
I risultati dell'indagine rivelano gravi inefficienze nel sistema di distribuzione degli aiuti umanitari. Tra i principali donatori governativi, solo tre monitorano il flusso diretto dei loro fondi verso le ONG locali, e solo uno di essi riesce a destinare almeno il 25% dei finanziamenti alle organizzazioni locali. Questi dati mettono in luce un fallimento sistemico nella decentralizzazione degli aiuti umanitari. Nonostante gli impegni significativi, come quelli assunti durante il Vertice Umanitario Mondiale del 2016 con il "Grand Bargain" – un accordo che impegnava i principali donatori umanitari globali a destinare il 25% degli aiuti umanitari direttamente alle organizzazioni locali – nel 2022 solo l'1,2% degli aiuti è stato distribuito in questo modo, evidenziando una centralizzazione e un limitato potere decisionale locale.
In risposta a questa situazione, Caritas Europa chiede un'urgente decentralizzazione del settore degli aiuti umanitari. Invita l'Unione Europea, i donatori governativi, le agenzie delle Nazioni Unite e le ONG del nord a garantire trasparenza nella distribuzione dei fondi e a intensificare gli sforzi per raggiungere l'obiettivo del 25%. Inoltre, sottolinea la necessità che questi attori assumano maggiori rischi finanziari e di sicurezza, attualmente sostenuti dalle organizzazioni locali, e che includano le leadership locali nei processi decisionali.
Il rapporto umanitario
Il rapporto "Unfulfilled Promises", commissionato dai membri europei della Confederazione Caritas insieme a Caritas Colombia e Caritas Libano, è stato condotto dal Centro per l'Azione Umanitaria. In primo luogo, il rapporto valuta i progressi dei donatori governativi, delle agenzie delle Nazioni Unite e delle principali ONG internazionali nella decentralizzazione del sistema degli aiuti umanitari. L'indagine si concentra su dieci principali governi donatori, tra cui la Commissione europea, Canada, Francia, Germania, Giappone, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia, Stati Uniti e Regno Unito, oltre a cinque grandi agenzie delle Nazioni Unite come UNHCR, UNICEF, UNRWA, WFP e WHO, e cinque importanti ONG internazionali, tra cui International Rescue Committee, Médecins Sans Frontières, Norwegian Refugee Council, Save the Children e World Vision International. A tal fine, è stato sviluppato un innovativo indice che classifica questi attori in base alla qualità del loro impegno a decentralizzare il sistema degli aiuti umanitari.
In secondo luogo, Il rapporto sottolinea l'importanza dell'azione umanitaria a guida locale nel raggiungere un numero crescente di persone bisognose e nel creare un sistema umanitario più efficace ed equo. Per comprendere appieno la prospettiva delle organizzazioni locali e i reali bisogni delle comunità, l'indagine ha condotto due casi studio attraverso interviste con organizzazioni locali in Libano e in Colombia, al fine di offrire una visione dettagliata delle sfide e delle opportunità.
I risultati dell’indagine
I risultati mostrano che, tra i principali donatori umanitari governativi, solo tre monitorano il flusso diretto dei loro fondi alle ONG locali, e la Francia è l’unico paese che raggiunge l’obiettivo di destinare il 25% dei finanziamenti a queste ultime.
Nel 2016 è stato lanciato il "Grand Bargain", un accordo che mirava a destinare il 25% degli aiuti umanitari direttamente alle organizzazioni locali. Nel 2022, solo l'1,2% degli aiuti è stato distribuito in questo modo. Questo dato sottolinea come la maggior parte delle risorse e delle decisioni sia ancora gestita centralmente, con scarsa considerazione per le specificità e le capacità delle comunità locali di determinare autonomamente le proprie necessità.
L'indice mostra che esiste un divario tra impegni e pratica nell'azione umanitaria a livello locale: molte organizzazioni hanno impegni per la localizzazione, ma l'attuazione è debole e mancano meccanismi di responsabilità adeguati. La disponibilità di dati, la trasparenza e la tracciabilità dei finanziamenti sono carenti per la maggior parte degli attori, rendendo difficile seguire il flusso dei fondi e garantire che raggiungano effettivamente le organizzazioni locali.
Le organizzazioni internazionali, rispetto ai donatori governativi, mostrano una migliore disponibilità di dati, ma le loro prestazioni necessitano ancora di miglioramenti. Molte hanno adottato politiche per trasferire potere alle organizzazioni locali, ma il monitoraggio di queste politiche è limitato. Anche i tre attori più performanti (UNHCR, PAM, UNICEF) hanno ottenuto un massimo di soli 66 punti su 100, secondi dati raccolti attraverso un sondaggio di auto-percezione, relazioni fattuali e valutazioni delle organizzazioni umanitarie locali. Le testimonianze raccolte nei casi di studio di Caritas Libano e Caritas Colombia confermano i risultati dell'indice, evidenziando che c'è ancora molto da fare per attuare pienamente l'agenda di localizzazione. Le organizzazioni locali chiedono finanziamenti più flessibili e a lungo termine, maggiore trasparenza e una voce nella definizione delle priorità per affrontare veramente le necessità delle comunità.
I benefici della localizzazione dell'azione umanitaria
Ci sono tre motivi principali che sottolineano l'importanza dell'azione umanitaria locale: efficienza nei costi, maggiore efficacia delle organizzazioni locali, e promozione dell'autodeterminazione e della giustizia. Secondo l'analisi, gli intermediari locali possono offrire una programmazione più efficiente dal punto di vista dei costi, con una riduzione stimata del 32% rispetto agli intermediari internazionali, grazie alla minore incidenza di costi generali e salariali che sono più elevati nelle organizzazioni internazionali. In aggiunta alla riduzione dei costi, le organizzazioni locali spesso possiedono una comprensione più profonda delle necessità e delle priorità delle loro comunità, il che le rende più efficaci nel fornire servizi mirati e rilevanti. Infine, coinvolgere le organizzazioni e le comunità locali nei processi decisionali e nell'implementazione dei progetti promuove l'autodeterminazione delle stesse, consentendo loro di definire e perseguire autonomamente i propri obiettivi in un contesto di maggiore equità.
Le raccomandazioni
Le Caritas propongono le seguenti raccomandazioni a donatori, agenzie ONU e ONG:
1. I donatori, le agenzie delle Nazioni Unite e le ONG dovrebbero mantenere le promesse fatte da tempo e monitorare l'ammontare e la qualità dei finanziamenti erogati alle organizzazioni locali, e creare un piano concreto per raggiungere l'obiettivo del 25%.
2. I donatori, le agenzie delle Nazioni Unite e le ONG dovrebbero impegnarsi a sviluppare politiche organizzative che affrontino la copertura dei costi generali delle organizzazioni locali e impegnare una parte dedicata dei finanziamenti per lo sviluppo della capacità organizzativa locale e la loro sostenibilità.
3. I donatori, le agenzie ONU e le ONG dovrebbero facilitare attivamente la leadership delle organizzazioni locali nei forum di coordinamento, consentendo loro di stabilire l'agenda e le priorità dell'azione umanitaria.
4. I donatori dovrebbero creare modalità di finanziamento più flessibili per le organizzazioni locali che permettano di estendere o modificare i finanziamenti, sulla base di circostanze operative complesse.
5. I donatori dovrebbero assumersi maggiormente i rischi finanziari e di sicurezza che attualmente sono a carico delle organizzazioni locali.
Il rapporto completo e la sintesi sono disponibili qui