Le crisi recenti ed attuali hanno peggiorato le condizioni di vita nel mondo e lo stato del pianeta: il Covid 19, le guerre, la crescita delle disuguaglianza e delle povertà, l’innalzamento della temperatura e la perdita di biodiversità sono fenomeni conosciuti e su cui occorre urgentemente intervenire, ma come?
Di questo si è discusso durante la conferenza “Crisi geopolitiche, multilateralismo, aiuto allo sviluppo: quali scenari futuri?” organizzata da ASviS con il progetto Generazione Cooperazione finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, e la campagna 070. Il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030 è oramai un’utopia, come ha evidenziato il prof. Enrico Giovannini. Le risposte (e le cause) alle crisi attuali vengono innanzitutto dalla geopolitica dei grandi blocchi di potere internazionale, gli Stati Uniti, la Cina, l’Unione europea e la Russia. Ma le loro competizioni e conflitti, la loro narrazione e politica securitaria, dividono il mondo e pregiudicano la pace e lo sviluppo sostenibile.
Il multilateralismo delle Nazioni Unite è in crisi, non riesce a offrire soluzioni, perché bloccato dagli Stati nazionali, da regole oramai vecchie e che hanno bisogno di una riforma e riorganizzazione. La consapevolezza di questa situazione ha portato l’ONU a procedere verso la realizzazione di una conferenza sul futuro nel 2024 dove si discuterà e, si spera, si avvieranno nuovi accordi per una rinvigorimento del sistema. L’Unione europea e l’Italia vogliono partecipare in modo attivo alla ricerca di soluzioni per vie multilaterali, hanno affermato sia il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, sia il Ministro all’Ambiente Glberto Pichetto Fratin. Timmermans ha rivendicato il grande sforzo che l’Unione sta facendo con il Green Deal per trasformare il modello di sviluppo e la necessità di condividerlo con l’Africa, superando un approccio neocoloniale. Mentre Pichetto ha annunciato la convocazione di urgenza del Comitato Interministeriale per la transizione ecologica in modo da approvare la nuova strategia per lo sviluppo sostenibile e il piano di coerenza.
Ma la risposta non può venire solo dagli Stati, occorre un multilateralismo dal basso, come evocato dall’ambasciatore Giampiero Massolo, presidente dell’ISPI. Il multilateralismo delle organizzazioni non governative ma anche delle città e delle imprese, crea relazioni internazionali e cooperazione. Per questo occorre investire di più, raggiungere l’obiettivo dello 0.7% del reddito nazionale lordo per l’aiuto pubblico allo sviluppo, come ricordato da Ivana Borsotto, portavoce della Campagna 070, a nome delle organizzazioni della società civile italiana. A su volta Emilio Ciarlo, responsabile relazioni esterne di AICS, ha sottolineato che la cooperazione deve esigere coerenza tra le politiche per avere maggiore impatto e superare le contraddizioni esistenti.
Marco Zupi, direttore scientifico del CeSPI, ha evidenziato l’insufficienza delle risorse per la cooperazione, piegata peraltro a rispondere alle emergenze delle crisi e al moltiplicarsi degli obiettivi, con una grande frammentazione degli interventi. Per cui occorre proprio una riforma di sistema e una migliore focalizzazione. Mentre Florence Seviou, portavoce del Forum sviluppo sostenibile del Kenya e della Global Coalition Against Poverty per l’Africa, ha sottolineato la necessità di cambiare la cooperazione europea a sostegno delle società civili africane, delle democrazie e dei diritti umani, che sono i fondamenti per affrontare la povertà e ridurre le disuguaglianze.
Infine, il messaggio di Antonio Tajani, Ministro per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, ha indicato gli importanti impegni italiani nei prossimi mesi, nel quadro multilaterale ed europeo, rimarcando come l’interdipendenza delle crisi abbia effetti sull’Italia e quindi richieda un rafforzamento della politica estera e di cooperazione che porterà ad un nuovo Piano Mattei con l’Africa.